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La meteorologia napoletana

Ultimo giorno di questo pazzo marzo. Le prime rondini annunciano una Primavera che quest’anno tarda a venire anche nella città del sole. Sembra che la pioggia ormai sia più consueta del cielo azzurro che da sempre fa da sfondo a Partenope. La meteoropatia è una componente dell’anima di molti napoletani, forse perché le belle giornate sono sempre state la scenografia più frequente a Napoli, tanto che perfino in poesia e nell’antica saggezza popolare giorni piovosi e bizzarri lasciano il segno.

Come in questo proverbio: ‘o friddo nasce, pasce e more.
A Napoli in genere il freddo intenso dura poco, per cui è come se in soli tre giorni nascesse, crescesse e morisse.

O anche nel più caretteristico: quanno ‘o Vesuvio tene ‘cappa, si nun chiove ogge, dimane nun scappa.
Vale a dire quando le nuvole si addensano intorno alla cima del Vesuvio è quasi sicuro che se non in serata, l’indomani piova.

E ancora: si marzo ‘ngrogna, te fa zumpà’ l’ogne.
Cioè se a marzo fa freddo ti fa perfino saltare le unghie.

E per sorridere:
L’acqua sta ‘nterra
per indicare che la pioggia è in arrivo.

La lista sarebbe lunga ad indicare quanto l’attenzione meteorologica sia un fatto serio per l’antico popolo napoletano, spesso impegnato nella cura dei frutti della terra.
Concludo riportando i versi celebri del più meteoropatico dei poeti napoletani: Salvatore di Giacomo, con la sua

Marzo

Marzo: nu poco chiove
e n’ato ppoco stracqua
torna a chiovere, schiove,
ride ‘o sole cu ll’acqua.

Mo nu cielo celeste,
mo n’aria cupa e nera,
mo d’’o vierno ‘e tempesta,
mo n’aria ‘e Primmavera.

N’ auciello freddigliuso
aspetta ch’esce ‘o sole,
ncopp’’o tturreno nfuso
suspireno ‘e vviole.

Catarì!…Che buo’ cchiù?
Ntiénneme, core mio!
Marzo, tu ‘o ssaie, si’ tu,
e st’ auciello songo io.

Per approfondire:

Partenopei, ovvero Napoletani

Castel dellOvo

Castel dell'Ovo, Napoli

Spesso i cittadini di Napoli vengono chiamati anche Partenopei.

Il motivo è da ricondurre all’antico mito di Partenope, una delle sirene che tentarono di ammaliare Ulisse col proprio canto: sconfitta dall’ingegnoso trucco dell’eroe omerico, la sirena si lasciò vagare in mare, sino ad approdare esausta sull’isolotto di Megaride (dove ora sorge il Castel dell’Ovo). Lì i primi greci, che giunsero nel golfo tra il IX e VII sec. a. C. , fondarono un insediamento abitato in onore della sirena Partenope, che ne assunse così il nome.
Con gli anni il villaggio Partenope si sviluppò espandendosi verso la collina di Pizzofalcone, proprio difronte all’isolotto di Megaride. Si pensò così di fondare un nuovo insediamento, più verso l’entroterra, dove la città si sarebbe potuta espandere al meglio. Fu così che nell’area dell’attuale centro storico fu fondata Neapolis (= città nuova, dal greco) , mentre il vecchio villaggio fu chiamato Palepolis (= città vecchia).

Approfondimenti: